La regina delle Dolomiti incute timore solo a guardarla, rocce scure a strapiombo per migliaia di metri, aguzze guglie che si stagliano in verticale verso il cielo lasciando sotto abissi da chiudere lo stomaco solo a guardarli. La Marmolada è un massiccio roccioso affascinante e alto oltre tremila metri guadagnandosi il titolo di Regina delle Dolomiti. Una montagna coperta dai ghiacciai e custode di una storia che spazia tra il cavalleresco e l’orrida follia.
Una storia raccontata lassù, in quello che è il più alto museo d’Europa. Accessibile attraverso pesanti sentieri attrezzati o attraverso una comoda funicolare è visitabile solo in periodo estivo. La Regina delle Dolomiti è stata infatti teatro di alcuni tra i più violenti ed eroici scontri durante la Prima Guerra Mondiale. Un ambiente stupendo e così aspro che non ci si può non fermare a pensare come fosse possibile combattere lassù. Quale follia politica e militare abbia portato degli esseri umani verso un ambiente dove un combattimento è assurdo solo a pensarlo.
Eppure il museo ha tanto, troppo da raccontare e compie la sua missione benissimo. Già solamente per il fatto che da fondo valle a quando si esce dalla funicolare ci sia un’escursione termica che dal tepore estivo ti porta a quasi zero. Il percorso è diviso in cinque settori didattici muniti di efficaci pannelli, video, cimeli ritrovati in zona ed un ampio repertorio di fotografie d’epoca.
Il primo settore è rappresentato da un ponte che supera un crepaccio dove si trovano parti e strumenti delle teleferiche che portavano su uomini, munizioni, mezzi e materiali e che indietro riportavano morti e feriti. Una sala racconta l’inizio della guerra focalizzandosi su come la guerra fosse inaspettata e come questa si sia lentamente avvicinata grazie a politici e potenti dell’epoca che iniziarono a soffiare e spingere sulle divisioni etniche, sul nazionalismo e sui confini. Un brivido percorre la mia schiena nel trovare le analogie con il presente.
Il secondo settore è dedicato al percorso che l’essere umano compiva trasformandosi “da uomo a soldato” mostrando le partenze e gli equipaggiamenti che poi lo avrebbero accompagnato verso il conflitto.
Il terzo settore, denominato “galleria di vita”, rappresenta il nemico comune ad entrambi gli schieramenti, il freddo e l’ambiente. Combattere a 3000 metri ed oltre significava affrontare temperature estreme, sfide alpinistiche complicatissime, significava rimanere sepolti dalle valanghe e gelati dal freddo. Un tragico ed impressionante video mostra una pattuglia di soldati travolti in pieno dalla valanga, a giudicare dalla vicinanza dell’obbiettivo ai soldati, c’è da immaginare che anche il cineoperatore se la sia vista molto brutta. Istanti in cui degli uomini precipitavano per migliaia di metri perdendo vita e affetti su di un ghiacciaio che ancora oggi ne restituisce ossa e mummie.
Il quarto settore rappresenta la “trincea della morte”, qui si trovano tutti gli strumenti dei soldati usati per combattere. Dalle bombe simili a delle palle da bowling che venivano lanciate sul ghiaccio affinché rotolassero sulle postazioni nemiche demolendole alle seghe usate dai medici per amputare gli arti feriti dei soldati. Osservando fuori dal museo attraverso le ampie vetrate si vedono le postazioni dell’epoca, situate in verticale sul vuoto e pensare che molti assalti venivano compiuti in scalata verticale viene da riflettere su quale significato avesse la vita di un essere umano all’epoca.
Qui viene rappresentato anche un segreto della Marmolada, la città di ghiaccio. Eisstadt nel suo nome originale austriaco era un’intera caserma costruita dagli austriaci sotto il ghiacciaio con lo scopo di essere protetti dalle intemperie, avere una temperatura più tollerabile e poter passare inosservati dal nemico. I nomi dati ai cunicoli ricordavano la vita comune così lontana da quegli oltre 10 km di lunghezza di tunnel scavati sotto il gelo. Una città sotto il ghiaccio, qualcosa che ha dell’incredibile solo a pensarlo.
La visita del museo si chiude con una sala dove viene proiettato un video contenente dei filmati d’epoca che narrano vita e combattimenti lassù in quelle terre dove osano le Aquile. Tante storie intrecciate di uomini che hanno vissuto quando l’Europa era in guerra e l’Unione era solo un lontano sogno che sarebbe dovuto nascere dopo una seconda e tragica guerra mondiale. Mi pongo una domanda che non trova risposta, oggi ci ricordiamo la tragedia che fu?
Una visita a questo importante museo, il più alto d’Europa, serve a comprendere, a ricordare e, si spera, a non ripetere che la follia prenda il sopravvento di nuovo.
Info e orari di visita al museo.
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