Immaginatevi la Toscana, già a parlare di queste terre entriamo in un sogno fatto di colori, profumi e storie che ci potrebbero far pensare di essere in un dipinto. Uniamo questo pensiero al fascino per la storia ed ecco che il racconto si tinge di mistero.
L’Italia ne ha eccome di luoghi enigmatici ma questo può essere sicuramente inserito nei primi posti. Una vallata tra le colline ed ecco che spunta un’abbazia. Un’abbazia abbandonata da quel di. Lo scenario è da film. Le navate sono in piedi, il soffitto non esiste più. Un relitto di struttura enorme nel mezzo del nulla.
Bisogna però tornare indietro di mille anni per arrivare alla sua nebulosa e misteriosa origine. Un’epoca in cui di gente in giro ce n’era poca, un’epoca di cavalieri erranti. Ed è proprio ad uno di questi personaggi che pare ricondursi l’origine di questa storia. Un cavaliere che in vita ne aveva fatte di cotte di crude e che di certo non si era dato all’osservanza dei principi religiosi. Un giorno però, rimase folgorato dal pentimento e decise di ritararsi alla vita di eremita.
Me lo immagino quel giorno, un cavaliere pentito che, con la sua spada alla cintura vaga per le terre della Toscana tra vallate di colline finché non ne trova una, ci si inerpica e, una volta giunto in cima, estrae la sua pesante spada dal fodero e con forza disumana la pianta nella roccia.
Si avete letto bene, era il natale del 1180, quando Galgano salì sul colle di Montesiepi e conficcò la sua spada. Da allora la spada nella roccia è rimasta silente in quell’eremo.
Pochi anni più tardi i monaci cistercensi fondarono l’abbazia poco più a valle rispetto all’eremo. Un’abbazia che ha attraversato i secoli fino a giungere alla completa decadenza già svariate centinaia di anni orsono e di cui oggi rimane solo un inquietante scheletro sconsacrato a ricordare le antiche vestigia.
Guardando la spada di San Galgano o meglio la spada nella roccia vengono in mente molti pensieri, suggestioni e domande. Le ricerche scientifiche effettuate sulla spada propendono per la sua autenticità. Sarà la leggenda di Re Artù nata proprio da quella spada? La risposta non c’è ma un po’ di indizi a favore sì.
Scendere da quella collina in una buia sera di inizio anno lascia una sensazione strana, di mistero e di incredulità. Una storia nata quasi un millennio fa quando attorno non c’era null’altro che terra e boschi.
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