Laguna de Perlas, un nome che già da solo evoca alla mente luoghi tropicali, lontani, affascinanti. Qua si dirige la panga su cui mi trovo mentre Bluefields scompare dietro le anse della laguna ed il vento scorre sulle facce degli stipati passeggeri. Una volta ancora non si vedono volti europei sull’imbarcazione mentre il sole caraibico nella sua ora di punta brucia la pelle. Se le sponde che lambiscono i canali naturali sfoggiano un verde di rara intensità, il possente barcarolo sfoggia invece un ampio sorriso statico sull’abbronzato volto tondo, non capendo se il sorriso rappresentasse uno stato di felicità interiore o piuttosto una inusuale posa plastica. Con circa un’oretta di navigazione si approda al molo di Laguna de Perlas dove vi renderete conto che il caldo e impietoso sole vi avrà ustionato le parti non coperte di pelle.
Vi troverete innanzi ad un villaggio costituito da una strada principale, l’unica con una pavimentazione di un qualche tipo, e qualche altra via completamente sterrata. Qui si è davvero dalla parte opposta del mondo. Tutti, o quasi, parlano tra di loro inglese ed una buona fetta della popolazione è etnicamente caraibica nera.
Con i capelli stirati dal vento e dall’acqua salmastra entro in un bar, uno dei primi che si trova fuori dal molo. Il proprietario del bar sembra uscito da un film, alto uno e novanta, abbastanza largo, volto caraibico ed espressione serafica, lunghi rasta e un che di tranquillità nei suoi movimenti. Suggerisce di provare un suo frullato di verdure che lui beve sempre, antiossidante e salutare. Ho accettato il suggerimento ma devo dire che ho avuto l’impressione di bere più un intruglio dal sapore raro che non un qualcosa di gradevole e salutare. Sul fatto che lo bevesse anche lui non ha mentito. La sua televisione intanto trasmetteva un film sulla vita di Gesù. Qualora vi fermiate qua non avrete molta scelta riguardo al cosa bere o mangiare ma sicuramente troverete degli ottimi hamburger ed altrettanto buoni dolci tutti fatti da lui e sua moglie.
Dormire in questo villaggio non comporta grosse ricerche. Gli hotel sono pochissimi e devo dire che li ho trovati tutti in condizioni igieniche dignitose. Consiglio di dirigervi all’hotel Casa Hurlich. Un bianco nicaraguense, figlio di un statunitense e di una svizzera, vi accoglierà raccontandovi un po’ di storie locali mentre vi mostra l’albergo. E’ possibile optare sia per delle belle stanze che per le più modeste stanze a bagno condiviso che vi faranno risparmiare parecchi dollari. Questo hotel offre un’invidiabile veranda sulla laguna dove potrete riposarvi sia su delle panchine che su delle amache. Su di un piano rialzato invece si trova il ristorante che domina la laguna con una vista rilassante. Vi potrebbe stupire l’arredamento un po’ particolare del ristorante composto da pesci spada, lampadari di fini conchiglie bianche, un grosso bancone bar e.. dei sedili di aeroplano usati come poltrone.
Se a Bluefields si era in un altro tempo qua a Laguna de Perlas il tempo si è proprio fermato. Il sole spacca le pietre tutto il giorno. Gli avvoltoi si posano stancamente sulle numerose palme e sui tetti delle capanne sulla riva della tranquillissima laguna dove piccoli pesci palla di acqua salmastra nuotano lentamente.
La strada principale del paese termina poco dopo l’Hotel Urlich portandovi ad una micro spiaggia dove si trovano alcune capanne ed alcune imbarcazioni. Dall’altro invece vi porterà, dopo aver attraversato il villaggio, alla torrida strada per la spiaggia. Attorno a voi vedrete un paesaggio di torrida sterpaglia gialla e sulla strada i basilisco scapperanno al vostro passaggio. Una pozza d’acqua tristemente inquinata regalava alla vista numerosi pesci morti. Giungerete, al termine di questa strada, ad un villaggio, le capanne hanno tutte la corrente elettrica ma, oltre al contatore, in realtà della corrente si vede ben poca traccia. Qui la povertà è visibile nella magrezza degli animali. I bambini giocano tranquilli per le strade tra i colorati abiti appesi ad asciugare.
La spiaggia più che essere bella in se e per se è un incontro culturale. Di turisti anche qua nemmeno l’ombra. Incontriamo solo una coppia di spagnoli che però stavano lavorando in Nicaragua. Subito a ridosso della sottile spiaggia lagunare, tra le palme, si ergono tettoie ogni dove che ospitano piccoli bar, ognuno con la sua musica latino americana. Non esitate a chiedere perché qui vi potrete sedervi e mangiare pesce in abbondanza.
Rientrando la sera in albergo vi potrebbe capitare anche di vedere una squadra speciale della polizia del Nicaragua con i volti coperti condurre alla locale stazione di polizia un criminale. Non ho posto domande, son solo passato e andato all’albergo.
Ogni sera trasforma Laguna de Perlas in un luogo magico tra le stelle, la laguna, la luna, la tranquillità e la pace. Il suono dell’acqua sotto la veranda. Un paradiso.
Con le prime luci dell’alba parte il bus giornaliero per El Rama. Camminando per le strade ancora deserte e semi buie potreste sentir fuoriuscire dalla locale chiesa bianca i gospel entusiasti di alcuni fedeli.
Una volta intrapresa la marcia del bus ho scoperto che ci sarebbe stato un passeggero un po’ particolare con noi: un pappagallo saldamente aggrappato prima al sedile e poi alla spalla del suo padrone. Sulla pesante strada sterrata dove questo sgangherato bus passa quotidianamente si possono osservare scorci di tempi lontani, in cui il cavallo è ancora uno dei mezzi di locomozione a disposizione della gente e dove le rare stazioni di servizio saranno in grado di riportare la vostra mente verso i film western.
Con questo bus diretto a El Rama è cominciato il lento, lungo e caldo rientro a San José. A differenza dell’andata questa volta il viaggio sarebbe stato diviso in due giorni facendo un sosta con pernotto in una Managua ancora in allerta per i recenti terremoti. Nel mentre ci si dirigeva lentamente verso la capitale del Nicaragua alle svariate fermate del bus salivano vari venditori di delizie locali tra cui una incredibilmente buona frittella di formaggio.
Mentre i chilometri alla frontiera con il Costa Rica si stavano accorciando le vette dei vulcani dell’Isola di Ometepe, nel centro del Lago Nicaragua, spiccavano all’orizzonte e così si è chiusa l’avventura in una delle zone più remote del Nicaragua selvaggio.
Prossima tappa il Costa Rica un paese dove la natura regna incontrastata.
P.S. La fotogallery dell’intero viaggio è disponibile nella sezione dedicata del sito.
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